L’antica Perugia sotterranea
Elio Clero Bertoldi
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L’area sacra etrusca sotto San Lorenzo

Un terrazzamento, sostenuto da mura perfettamente allineate e alte una quindicina di metri, grande quanto un campo di calcio (100 m per 70 m), sul quale erano stati eretti, in tempi diversi santuari dedicati rispettivamente alle divinità etrusche Uni (la Giunone romana), a Potnia Theros, protettrice degli animali, a Sethlans (Vulcano), forse anche ad altre divinità.

L’archeologa Luana Cenciaioli, nella sua guida agli scavi dal titolo “Sotto la cattedrale. Scoperte e riflessioni a seguito dei lavori di consolidamento della cattedrale di Perugia” (Tozzuolo Editore), sottolinea come quest’area sia stata destinata al sacro fin dall’VIII secolo aC, in epoca, dunque, villanoviana. Anche se il terrazzamento fu innalzato tra il III e il II sec. a. C., la cattedrale dedicata a San Lorenzo, insomma, fu eretta sulle fondamenta dell’antica area, occupata, in precedenza dal pantheon etrusco, di cui Tinia (il Giove latino) era il dio principale.

Gli scavi, dei quali la Cenciaioli è stata la direttrice per la Soprintendenza dal 1998 al 2008, hanno consentito di illuminare la storia di Perugia sin dalla sua fondazione.

Perugia romana

Dove oggi c’è piazza IV Novembre, una volta esisteva il foro. I lunghi e complessi scavi hanno permesso di portare alla luce, tra l’altro, buccheri del VII sec. aC.; un frammento significativo di un Ercole e la cerva Cerinite dalle corna d’oro sacra ad Artemide, un bronzetto di orante, due antefisse, elementi architettonici che veniva posti sopra l’ingresso dei templi, una raffigurante il cosiddetto “Satiro rubicondo” (IV sec. aC.) e una con un satiro e l’immagine di Potnia Theros, la signora degli animali (II-I sec. aC.).

Non solo. Dagli scavi è riemersa anche una domus, una casa ad atrio con tanto di impluvium e camere tutt’intorno, pavimenti in cocciopesto e pitture parietali, vicino a piazza Cavallotti e via Baldeschi. Dal crollo, causato da un furioso incendio, si è salvato un pezzo di parete dipinto in “secondo stile pompeiano” a colori vivaci, con la prua di una nave. 

Questi elementi, insieme alle tracce di fuoco rilevate sull’Arco Etrusco e in altre zone dell’acropoli (in via Indipendenza, in via Fani, in via Vermiglioli), fanno ritenere plausibile che la città fosse stata data alle fiamme, come da fonti storiche, alla fine del “Bellum perusinum“ (41-40 aC.), sia che l’ordine fosse venuto da Ottaviano, o che l’incendio fosse stato appiccato dai suoi soldati o scaturito accidentalmente.

Gli storici (Dione Cassio, vissuto 250 anni dopo i fatti) sostengono che Ottaviano, tra le prede di guerra, portò via da Perugia anche il simulacro di Uni, Giunone per i romani, di cui purtroppo ormai si sono perse le tracce.

Infine le strade. Sotto San Lorenzo si incrociavano le strade del cardo (Arco Etrusco e Porta Marzia) e del decumano (Arco dei Gigli e Porta Trasimena), recuperato dagli scavi per un lunghezza di quaranta metri: è ancora possibile vedere i segni del passaggio delle ruote dei carri, impressi per sempre sui basoli della pavimentazione romana.

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