Il suggestivo Antiquarium di Otricoli
Elena Roscini
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L’Antiquarium di Casale S. Fulgenzio è così denominato perché ospitato all’interno di un casolare in località S. Fulgenzio, a circa 500 m a monte dell’Area archeologica, lungo la strada che dalla strada statale porta alla chiesa di S. Vittore e al cosiddetto Porto dell’Olio. Di fronte al museo, dall’altra parte della strada, si trova la chiesa intitolata al santo Fulgenzio, di origine paleocristiana, che dà il nome alla zona.

Inaugurato nel 2006 dopo una prima fase come Centro di orientamento, il punto espositivo è stato allestito restaurando e ampliando un casale costruito su di una grande cisterna romana. La struttura idraulica, visitabile al piano terra del museo, è costituita da un ampio ambiente rettangolare (29 x 4,30 m, alt. di 4,25 m), coperto da volta a botte; è rivestita internamente da uno spesso strato di malta impermeabilizzante e presenta un paramento in opera reticolata. La cisterna è collegata ad un canale di adduzione dellʼacqua conservato all’esterno del museo.

L’Antiquarium si articola su due piani ed ospita materiali archeologici provenienti per lo più da ritrovamenti e da ricerche effettuate nella seconda metà del Novecento e agli inizi del nostro secolo nell’ambito della città antica e nei suoi dintorni.

Al piano terra sono esposti reperti relativi al popolamento di epoca preromana, testimoniato dai corredi funerari di età orientalizzante e arcaica (VII-VI sec. a.C.) di sepolture a camera scavate nel tufo in località Cerqua Cupa e Crepafico: vasi d’impasto e di bucchero di varie forme e decorazioni, esemplari di ceramica d’importazione etrusco-corinzia, fibule e armi in ferro.

È inoltre qui sistemato il lungo sedile in calcare con sostegni a forma di zampe leonine (lungh. 8 m), che era posizionato sulla fronte del cosiddetto Monumento funerario rotondo, un imponente mausoleo composto da un basamento quadrato di 19 m di lato sormontato da un tamburo cilindrico del diametro di 16 m (nell’area archeologica il sedile originale è sostituito da una copia). L’edificio funerario è stato indagato dalla Soprintendenza negli anni 1992-1994, quando è stato rimesso in luce anche un tratto basolato della strada consolare di 25 ml, sul quale il mausoleo si affaccia, ancora visibile con i segni dei carri e i rifacimenti che hanno interessato nel tempo la pavimentazione stradale.

Risale invece all’epoca degli scavi pontifici promossi da Pio VI (1779-1780) il ritrovamento del noto mosaico policromo figurato, con scene di lotta fra Centauri e Greci e scene marine con Tritoni e Nereidi, che decorava uno degli ambienti delle terme pubbliche di età imperiale, conservato nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani. Il mosaico fu distaccato in pezzi e trasportato a Roma via Tevere, sottoposto ad un lungo intervento di ricomposizione e restauro, e successivamente rimontato nell’attuale collocazione. Nell’Antiquarium se ne conservano due riproduzioni risalenti rispettivamente al ritrovamento e al restauro: due acquerelli su carta realizzati dall’architetto camerale Giuseppe Pannini e dal fratello Francesco, anch’egli architetto, recuperati sul mercato antiquario e acquisiti dallo Stato. Osservando e mettendo a confronto i due acquerelli si può comprendere lo stato conservativo del pavimento a mosaico al momento della scoperta e le ampie integrazioni apportate nel corso del restauro a Roma.

Al piano superiore del museo si trova una selezione delle principali classi di materiali attestate nella città romana: ceramica a vernice nera, terra sigillata italica, laterizi bollati, monete, nonché notevoli terrecotte architettoniche, sculture ed elementi architettonici in marmo di età tardo-repubblicana e imperiale. Particolarmente significativi sono i reperti rinvenuti dagli scavi archeologici all’interno del Monumento funerario rotondo: gli elementi in osso decorato di un letto funebre, raffiguranti teste femminili, torsi nudi e panneggiati, girali vegetali, e una splendida urna cineraria marmorea a forma di anfora, che si distingue per la sua raffinatezza, con corpo a baccellature, spalla decorata a rilievo con girali terminanti in corimbi e piccole bacche, che conservano ancora estese tracce di colore rosso, sinuose anse a nastro terminanti in volute decorate da gruppi di linee dipinte in rosso e tappo modanato a chiusura.

Non mancano le testimonianze dal territorio, principalmente ritratti maschili in travertino e marmo di epoca tardo-repubblicana e fregi con girali, festoni e bucrani attribuibili a monumenti funerari, alcuni dei quali ancora scandiscono il tracciato della via Flaminia nelle campagne circostanti l’Area archeologica.

Una testimonianza unica è rappresentata da un massiccio peso in marmo di forma sferica decalottata con iscrizione inquadrabile nel IV secolo d.C., relativo alla pesatura dei carichi di legna da ardere (lignum), che dall’Italia centrale raggiungevano Roma via Tevere, attraversando porti come Ocriculum. L’epigrafe definisce infatti l’oggetto pondus lignarium e ne dichiara il peso. Singolare è il fatto che il peso riportato nell’iscrizione, 150 libbre, pari a circa 49 kg, non corrisponde al peso effettivo, superiore ai 56 kg, così da fare pensare ad un errore, un difetto di fabbricazione o ad un tentativo di frode, sebbene siano possibili altre spiegazioni di carattere tecnico.

Infine, tra le ultime novità si segnala l’esposizione di pregevoli intonaci dipinti in diversi colori dalla città antica, in particolare dal quartiere del Teatro (2020).

L’Antiquarium di Casale S. Fulgenzio è temporaneamente chiuso al pubblico per lavori di adeguamento impiantistico e manutenzione straordinaria.

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