MUSEO archeologico
di colfiorito 

la culla della civiltà dei Plestini

quattordici secoli di storia

la vita, la morte, la religione degli abitanti dell’altopiano di Colfiorito

Prima di entrare

Il Museo archeologico di Colfiorito ospita circa 1450 reperti che testimoniano l’affascinante storia della civiltà dei Plestini, la popolazione umbra che per quindici secoli ha abitato gli altopiani carsici al confine tra Umbria e Marche.

Tombe, santuari, bracciali, collane, pentole e statue custodite nel museo mostrano come vivevano, vestivano e pregavano i Plestini. E soprattutto come la loro civiltà sia cambiata nel tempo, diventando sempre più sofisticata, passando dagli insediamenti sulle sponde dell’antico Lago Plestino, oggi scomparso, alle ricche ville rustiche di epoca romana.

Teca dopo teca scoprirete come i Plestini sfruttarono al meglio la posizione strategica di Colfiorito: oggi è una frazione montanara di Foligno, ma per secoli è stato un crocevia geografico che univa diverse rotte commerciali e delle transumanze, portando nell’altopiano umbro-marchigiano prodotti etruschi, greci e di civiltà ancora più distanti.

Il museo archeologico è diviso in sezioni che mostrano reperti di secoli differenti uniti da uno stesso tema.

Superato l’ingresso, le teche del piano terra sono dedicate ai preziosi resti delle 290 tombe a inumazione ritrovate nella antica Necropoli di Colfiorito e a quelle più piccole di Annifo, Popola e Monte di Franca. I corredi funerari ci dicono molto degli usi e costumi della società plestina dal IX secolo a.C. agli inizi dell’età imperiale.

Tra i reperti delle teche ti segnaliamo una piccola coppa su cui è dipinta sopra una civetta, l’animale sacro della dea greca Atena. Questi e altri reperti di ceramica greca con figure nere e rosse ci mostrano come l’altopiano di Colfiorito fosse uno snodo commerciale dove transitavano i prodotti importati dalla Grecia.

Al centro della seconda stanza del piano terra noterai una sepoltura completamente ricostruita all’interno di una gigantesca teca appoggiata sul pavimento. È la tomba di un guerriero plestino. Sicuramente un aristocratico, capo politico e militare. Come facciamo a dirlo? Lo puoi intuire da un anello in bronzo che troverai appoggiato a terra che indica il suo ruolo di pater familias, così come dalla presenza di quattro vasi, chiamati olle e da un grande dolio, un contenitore che probabilmente conteneva cereali. Inserire all’interno di una tomba questi oggetti è un messaggio chiaro mandato all’aldilà: l’uomo adulto sepolto aveva probabilmente il potere di custodire e distribuire le razioni di cibo alle persone del suo nucleo: famigliari stretti, contadini e forse anche schiavi.

Al secondo piano del museo archeologico troverai una serie di teche che mostrano i simboli religiosi dei Plestini, in particolare il culto di Marte e della Dea Cupra, la dea protettrice della fecondità e delle acque. Potrai ammirare una lunga serie di piccole statue di forme umane diverse tra loro. Sono dei bronzetti votivi trovati lungo tutta l’area del santuario dedicato alla Dea Cupra. Ma cosa rappresentano? Diverse cose: gli animali sacrificati alle divinità, gli stessi Plestini, uomini (con elmo e lancia) e donne (con una veste) che pregano gli dei. Alcune statue sono più sottili e meno definite, altre sono state lavorate colando il bronzo fuso su uno stampo in pietra e terracotta.

Il resto del secondo piano mostra come cambiarono nei secoli gli insediamenti dei Plestini: dalle case in fango e pietra dell’Età del Ferro nei pressi dell’antico lago Plestino fino ai Castellieri, delle piccole fortezze cinte di mura costruite sulle colline dell’altopiano e collegate tra loro per controllare bene la valle sottostante. Nelle teche troverai anche alcuni frammenti di intonaci dipinti che sono stati trovati nei resti di una domus romana risalente al periodo tardo-repubblicano.

Il secondo piano invece è interamente dedicata ai reperti ritrovati nei recenti scavi lungo la superstrada 77.

Lo sapevi che

Colfiorito è famosa anche per essere la patria della patata rossa IGP. L’indicazione geografica protetta vale per tutte le patate con buccia rossa e polpa gialla coltivate nella zona di Colfiorito a una altitudine uguale o maggiore di 470 metri sul livello del mare. 

Nell’altopiano di Colfiorito si è combattuta nel 217 a.C. una delle battaglie più cruenti e meno conosciute della seconda guerra punica. Pochi giorni dopo la storica vittoria di Annibale nella Battaglia del Lago Trasimeno, circa quattromila cavalieri romani comandati dal pretore Gaio Centenio furono massacrati nell’altopiano plestino dal comandante cartaginese Maarbale.

L’edificio che ospita il museo archeologico era in origine l’infermeria del Campo di concentramento di Colfiorito, usato dalla seconda metà dell’Ottocento fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L’edificio è stato ampliato da un nuovo corpo centrale in acciaio e vetro realizzato dall’architetto Roberto De Rubertis. 

Museo archeologico di Colfiorito, bronzetti

Il tour del Museo archeologico

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