- Il Pozzo Etrusco nel cuore del centro storico di Perugia è uno dei siti archeologici più visitati della città e si trova nei sotterranei di Palazzo Sorbello.
- Il Palazzo risale alla seconda metà del XVI secolo e fu acquisito dalla famiglia dei Marchesi Bourbon di Sorbello nel 1780. Oggi è ancora di proprietà dei discendenti.
- Al Pozzo Etrusco si arriva per via esterna, percorrendo un vicolo caratteristico al numero civico 18, sulla centrale piazza Danti, prospiciente la Cattedrale di San Lorenzo
Il Pozzo Etrusco
Il Pozzo Etrusco è una importante testimonianza dell’ingegneria idraulica degli Etruschi. Scavato in prossimità dell’acropoli della città, la canna cilindrica inizia circa quattro metri al di sotto dell’attuale piano stradale. Il dislivello è occupato da tarde strutture murarie a pianta quadrangolare. Il diametro massimo della cavità è di metri 5,60 e tale si mantiene per una profondità di circa 12 metri; poi la canna si restringe fino a un diametro di tre metri e prosegue, appena rastremandosi verso il fondo, fino alla profondità di 35,60 metri. La capacità complessiva della riserva idrica, ubicata a 477 metri s.l.m., è di 424 metri cubi d’acqua, una riserva dunque di notevole utilità.
La canna è scavata nel conglomerato fluvio-lacustre che presenta lingue d’argilla in corrispondenza delle quali sgorgano le polle d’acqua. Nel tratto iniziale la parete cilindrica è rivestita da conci di travertino per una profondità di 5,30 metri e per complessivi 17 filari. Il filare più basso è aggettante di circa dieci centimetri dal restante rivestimento, costituendo in tal modo una sorta di risega di fondazione.
La messa in opera dei conci è molto più accurata nelle assise più alte, tutte di altezza simile, con blocchi ben squadrati e giunti perfettamente combacianti. La zona inferiore del rivestimento non si presenta invece altrettanto uniforme nell’esecuzione.
La maggior accuratezza dei filari superiore è addebitabile al fatto che in questa zona erano indispensabili piani perfettamente orizzontali per l’inserimento e l’appoggio delle travi lapidee che sorreggono la copertura. Quest’ultima costituisce l’aspetto più interessante e più affascinante del monumento. Si tratta di due “capriate” formate ciascuna da cinque blocchi monolitici. Due travi orizzontali e due puntoni obliqui sono incernierati su una chiave di volta a martello. I giunti sono perfetti e l’incastro tra i cinque elementi strutturali non ha mai manifestato nei secoli segni di cedimento. Ciascuna “capriata” pesa complessivamente 80 quintali: valore che rende conto dell’eccezionale imponenza dei sostegni della copertura.
Certamente il progetto esecutivo è stato studiato a tavolino e molto probabilmente venne corredato dall’architetto da disegni che illustrassero le angolature necessarie e fossero utili alle maestranze esecutrici. La struttura dei sostegni della copertura appare tradurre in pietra l’allestimento di un sistema ligneo che sarebbe stato improponibile in una cavità destinata a contenere acqua, in quanto avrebbe costretto a periodici rifacimenti e sostituzioni delle travi.
Per chiudere la cavità vennero utilizzati grandi lastroni disposti su tre strati sovrapposti. A immediato contatto con i lastroni sono presenti grossi conci di travertino percorsi alla sommità da profondi solchi lasciati dalle funi utilizzate per attingere l’acqua. Sui conci del rivestimento sono incise lettere alfabetiche: sigma e ypsilon.
Per quanto attiene alla datazione del monumento, diagnostici sono i confronti del paramento con la cinta muraria etrusca di Perugia: le numerose affinità convincono a leggere le stesse maestranze nell’esecuzione della cinta e del rivestimento del pozzo. Alla stessa conclusione conduce l’esame dei segni alfabetici incisi sui blocchi. La datazione più condivisa per il completo circuito sia per motivazioni storiche che tecniche, ma anche stilistiche che prendono in considerazione Porta Marzia e l’Arco di Augusto, è l’iniziale seconda metà del III secolo a.C. A tale epoca è da far risalire l’allestimento del Pozzo.
Perugia, non servita da acquedotti in epoca antica, è ricca nel sottosuolo di apprestamenti funzionali al drenaggio, captazione e conservazione dell’acqua. Le riserve idriche si ubicano lungo direttrici viarie che compongono un reticolo di strade tra loro ortogonali, reticolo di sicura origine etrusca, codificato dalla disposizione dei varchi nella cinta urbica, ribadito dal rinvenimento di tratti lastricati, dei quali uno prossimo al pozzo, e conservatosi, pur con le inevitabili trasformazioni, nel corso del tempo.
A partire dal 1960 la struttura cominciò a essere interessata da un primo studio e da un’indagine conoscitiva da parte di Filippo Magi, Direttore dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Perugia che lo considerò come una delle più grandi opere idrauliche etrusche mai viste sino ad allora. Successivamente il Pozzo Etrusco è stato oggetto di un approfondito studio monografico da parte dell’archeologa Simonetta Stopponi.
Dal mese di luglio 2016 il Pozzo è gestito dalla Fondazione Ranieri di Sorbello, insieme all’omonimo palazzo, una parte del quale è visitabile sotto forma di Casa Museo.
Dopo aver provveduto a un restauro della vera cinquecentesca in travertino del Pozzo, finanziata attraverso l’Art Bonus, per garantirne una migliore fruibilità, tra i mesi di febbraio e marzo 2017, il Pozzo Etrusco, ancora oggi ricco di acqua, è stato oggetto di lavori per la sostituzione della vecchia passerella alla base dell’opera con una nuova struttura, più moderna e funzionale in vetro e ferro e l’installazione di un nuovo impianto di illuminazione che valorizza l’opera etrusca in tutta la sua imponenza.
L’ingresso al Pozzo comprende una nuova ampia e suggestiva sala d’accoglienza che presenta resti di una torre medievale, dove, un breve video introduttivo con elaborate ricostruzioni in 3D, fornisce informazioni storico architettoniche utili per poter godere appieno della visita.
Per informazioni su giorni e orari di apertura del Pozzo Etrusco consultare il sito www.pozzoetrusco.it.